giovedì 16 settembre 2010

Yona Friedman, L'architettura di sopravvivenza / una filosofia della povertà


"L'unico modo per sopravvivere in futuro potrebbe proprio essere imparare a essere poveri, ma non è facile."
L'architettura di sopravvivenza è stato concepito ben venticinque anni fa e non è poco per un trattato così moderno. Al centro del racconto c'è l'architettura, ma non intesa come la intendiamo noi oggi, ovvero costruita e realizzata "intorno a noi", quanto piuttosto "da noi". Un'architettura di cui gli agenti principali non siano gli architetti (più o meno star), quanto piuttosto le persone, gli abitanti del luogo dove questa è destinata a prendere forma.
Il trattato di Friedman piuttosto che focalizzarsi sul costruito, riporta al centro il concetto di "chi" deve essere protagonista realmente del processo di costruzione, spostando forse come mai nessuno prima ha fatto in maniera così netta, il focus sui veri protagonisti dell'abitare, ovvero i cittadini, le persone.
Yona Friedman, L'architettura di sopravvivenza / una filosofia della povertà, Ed. Bollati Boringhieri, 2009

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